Tab Article
Londra, gennaio 1820. C'è un nuovo poeta in città. John Clare, giovane di origini contadine, presenta una raccolta di poesie descrittive del mondo rurale, costellate di termini dialettali. Il libro ha successo e surclassa nelle vendite le opere di Keats e Wordsworth. Clare ha 27 anni, occhi azzurri, capelli castano chiaro. Ama la birra chiara e le ragazze. La formazione scolastica è lacunosa, ma l'amore per la poesia è grande. Etichettato come "The Green Man", entra in contatto con Hazlitt, Lamb, Coleridge, Keats. Un suo poema ("The Meeting") è cantato al Teatro Reale Drury Lane dal contralto Madame Vestris. Le opere successive rivelano la sua vera voce e i temi prediletti: la transitorietà della storia e l'eternità della natura. Le delusioni in campo letterario e le preoccupazioni familiari alterano il suo stato mentale. Trascorre gli ultimi 23 anni di vita in manicomio, senza però mai smettere di comporre poesie. Oggi Clare è tornato al centro della scena. Si è capito che le descrizioni naturalistiche, le elegie sociali, i canti d'amore, le "poesie della follia" sono tra le cose più belle prodotte in letteratura. Fra i suoi estimatori i poeti Seamus Heaney e John Ashbery. Per Robert Pogue Harrison, Clare «rimane a tutt'oggi la più autentica e inalienabile voce della poesia moderna». In Italia il "poeta contadino" è quasi sconosciuto. La presente antologia, tratta da tutta la sua opera, fino alle "poesie della follia", è un atto di riparazione, imperdibile per chi ama la poesia e vuole ancora «tenere per sé il proprio cuore».